Individuare il punto di partenza – Prima Nobile Verità

esplorer3Il buddhismo è molto pragmatico, non a caso parte dal problema che abbiamo tutti in comune: la sofferenza.

Sembra un concetto astratto, a volte. Di certo è una realtà con cui ci confrontiamo quotidianamente con tante sfumature diverse, più o meno evidenti.

Chi medita probabilmente può apprezzare i tanti movimenti sottili innescati dalla sofferenza.

Quelli che spingono a volere più profondità, o al contrario più elevazione, nella speranza di trascendere ed eliminare quel fastidio, a volte quasi impercettibile eppure così influente. Potente al punto da danneggiare i nostri piani di “elevazione spirituale”. O forse solo di “elevazione” e basta, che a volte è semplicemente voglia di fuggire dalla realtà.

Quante volte lasciamo cose da fare senza un motivo particolare, accompagnati da quella sensazione semitrasparente di insofferenza, tinta di noia e insoddisfazione?  La voglia di qualcosa di diverso è pungente eppure vaga, indefinita, come se quello che c’è non fosse abbastanza.

Abbiamo fatto cose emozionanti, speciali un sacco di volte. Eppure quella insoddisfazione, quel certo “non so che” continua a dire che qualcosa non è OK continua ad esserci. Se ne va per qualche ora magari, ma poi torna.

Qualunque sia la sua forma, ovvia, o sottile e sfuggente, è un fatto della nostra esistenza. La sofferenza fa parte della condizione umana. E non solo umana.

È questo il punto di partenza. Questo è il luogo dove ci troviamo, dove ci muoviamo, molte volte con l’illusione di andare da qualche altra parte. Ma è appunto un illusione, l’espressione di un incessante gioco di dinamica staticità.

Di fatto siamo intrappolati in una condizione di poca chiarezza. Non riconosciamo le qualità e l’estensione del nostro ambiente. È proprio questo che impedisce di spostarci da un’altra parte. Ci capita di avere un’immagine chiara del luogo in cui vorremmo spostarci, ma come raggiungerlo senza sapere precisamente da dove partiamo?

Il concetto di viaggio richiede un percorso tra due punti, uno di partenza e uno di arrivo. In assenza di uno solo dei due, portarlo a termine sarà praticamente impossibile.

Per questo il Buddha ha dato un’indicazione semplice  e insieme profonda e controintuitiva: come prima cosa, esplora la dimensione di sofferenza che fa parte della vita e la influenza in modo determinante la vita nostra e degli altri.

È un’indicazione diversa da quello che piacerebbe sentirci dire. Niente promesse, niente antidoti, niente cose speciali, ma un invito: esplorare e conoscere meglio e più in profondità, nei suoi diversi aspetti, il disagio che come un filo conduttore accompagna l’esistenza umana.

Riconoscere e aprirsi ai paradossi della vita, per apprezzare una zuppa calda nel pieno del freddo pungente dell’inverno. Oppure una bibita fresca perché accaldati caldo estivo opprimente.

L’essenza della prima Verità della vita indicata dal Buddha è semplicemente riconoscere in profondità la sofferenza e la sua influenza nella relazione con noi stessi e gli altri. Aprire gli occhi al fatto che meno ne siamo consapevole, più controlla la nostra vita, intrappolandoci da dentro.

Il Buddha invita a esplorare questa condizione con la nostra intelligenza, ma anche aprendoci all’esperienza, al sentire, per fare emergere degli insight. E’ questa l’esperienza che fa scoprire e conoscere il punto di partenza. E’ come fare l’aggiornamento del nostro sistema GPS e ottenere le coordinate corrette.

Siamo nel samsara. Finalmente lo capiamo e lo sperimentiamo. Ed eccoci finalmente pronti per fare davvero qualcosa a riguardo. Eccoci finalmente nelle condizioni per intraprendere il viaggio per liberare il nostro potenziale illimitato. In maniera pragmatica e con i piedi per terra, forse l’unico modo per intraprendere il viaggio verso la nostra essenza.